New York : la salsa dal barrio latino agli scenari internazionali

Si dice che “la salsa è nata nel barrio latino di NY da madre cubana e padre portoricano”, ma vediamo perché.
Negli anni 30 vide la luce uno stile musicale, il mambo “moderno” che in un primo momento non venne considerato come un nuovo ritmo ma un sottoprodotto del danzon. Solo negli anni 40,dopo la guerra, con la nascita di nuove orchestre afrocubane formate da musicisti latini e jazzisti americani, in cui furono introdotte le congas, si ebbe l’esplosione del mambo e, grazie ai grandi artisti quali Tito Puente, Tito Rodriguez, Machito e Dizzy Gillespie, che arrichirono i loro arrangiamenti con i ritmi cubani, NY divenne il centro della nascita del jazz afrocubano.


Alla fine degli anni 50, a causa della crisi economica poche “grandi band” che nei precedenti anni avevano spopolato rimasero vive ma, nonostante questo, le forme principali della musica cubana continuarono ad andare avanti grazie a giovani musicisti indipendenti. In questi anni un altro avvenimento aiutò molto il progresso della musica cubana : la rinascita del famosissimo Palladium che divenne uno dei templi della musica latina. Vi suonarono grandi nomi tra cui ricordiamo Perez Prado, Tito Rodriguez e Tito Puente portoricano nativo del barrio di NY, e si esibirono ballerini che spesso venivano dalla strada ma avevano una grande creatività, come il duo formato da Anibal Vasquez e Joe Centeno che nel loro mambo fusero swing e tip tap creando lunghi shine chiamati così in riferimento alle scarpe luccicanti dei ballerini.


E, proprio al Palladium, nacquero le prime leggende del ballo latino, in una magica atmosfera in cui c’era un entusiasmo contagioso, una particolare cura nei look dei ballerini che a volte lanciavano vere e proprie mode. Con il tempo però il locale perse la sua importanza perché il pubblico si diresse verso altri luoghi e nel 1964 chiuse, dandovia libera ai piccoli locali di diffondersi. Nel frattempo, nel barrio latino di NY, si cercava una nuova musica che unisse le origini cubane con la sonorità delle nuove generazioni e si diffuse un nuovo tipo di ballo, la Pachanga, che negli anni 60 fece impazzire NY per il suo ritmo frizzante.
Anche un altro genere musicale nacque a NY tra l’incontro del cha cha cha e del rock and roll: il Boogaloo.


La musica latina tradizionale non era più quella semplice del vecchio mondo, ma fu influenzata dall’energia di NY :tempi più veloci, maggior importanza dei fiati e testi che raccontavano il crimine e la povertà dei quartieri degradati. Con queste trasformazioni si arriva agli inizi degli anni 70 quando la musica del quartiere latino di NY non era più musica x divertire ma per raccontare. Nel 1971 nacque la Fania All Star che, con il concerto al Cheetah, contribuì alla diffusione di questo nuovo movimento chiamato salsa, promuovendo i suoi artisti fuori e dentro il mercato americano. Alla fine degli anni 70 Jerry Masucci decise di vendere l’etichetta Fania ad una società sudamericana e vari musicisti di allontanarono dai ritmi della salsa per sperimentare nuove strade musicali. Agli inizi degli anni 80 sembrava che NY fosse ormai finita come capitale della salsa ma, negli anni 90, i produttori e i musicisti cominciarono a guardare di nuovo alle radici della salsa classica riportando nuova luce nella crisi ed un esempio chiaro fu Marc Anthony che passò dal latin house al pop basato sulla salsa con forti elementi afro cubani riportando in musica la complessità ritmica della salsa anni 70.


Da quel momento si è avuta una continua evoluzione che ha l’apice alla fine degli anni 90 con il pop latino (vedi Ricky Martin) e gruppi veterani (vedi Buena Vista Social Club) che ebbero enorme successo negli USA .

*i contenuti di questo articolo hanno carattere divulgativo ed informativo.
** i contenuti di questo articolo trovano ispirazione dall’esperienza didattica e professionale dell’autore unitamente ad una selezionata ricerca sitografica e bibliografica.

Del M° Nicola Gelsomino

Cha cha cha , la storia di un mambo-rumba che esplode in un successo senza tempo.

Enrique-Jorrin-El-Rey-del-Cha-cha-cha-400

All’inizio del 1900 a Cuba, insieme alla rumba al danzon e al mambo , si sviluppò un nuovo genere musicale che nel 1951 il violinista Enrique Jorrin definì mambo-rumba e che solo due anni dopo fu etichettato come “cha cha cha“. Quella di Jorrin non fu una vera e propria scoperta bensì un’attenta osservazione : i ballerini non eseguivano più la pausa sul battito slow ma continuavano la sequenza coreografica con un triplo chassé .
L’etimologia del termine cha cha cha è riconducibile a due filoni: onomatopeico e strumentale . Nel primo caso si faceva riferimento al suono che producevano le scarpe a contatto con il pavimento durante l’esecuzione del triplo passo e con ciò è possibile pensare a danze effettuate in sale da ballo e non più su terra battuta . Nel secondo caso il termine “cha cha cha” era riferito ad un sonaglio utilizzato per scandire il tempo all’interno di un’orchestra animata da flauti , violini e congas.

puente_tito_letschach_104b
La diffusione del cha cha cha si può definire esplosiva e intramontabile. In America nel 1953 musicisti come Perez Prado, Tito Puente e Xavier Cugat parteciparono attivamente alla divulgazione musicale del cha cha cha, nel 1954 Enrique Jorrin fece lo stesso in Messico attraverso la mediazione di programmi televisivi e radiofonici .

maxresdefault

Contemporaneamente in Europa il nuovo genere musicale trovò terreno fertile riscontrando un notevole successo tra ballerini e musicisti mentre il popolo italiano solo nel 1961 fu conquistato a ritmo di cha cha cha dalla compagna soubrette del grande Xavier Cugat , Abbe Lane , attraverso il piccolo schermo.

cugat_blachacha_1

 

*i contenuti di questo articolo hanno carattere divulgativo ed informativo.
** i contenuti di questo articolo trovano ispirazione dall’esperienza didattica e professionale dell’autore unitamente ad una selezionata ricerca sitografica e bibliografica.

Del M° Nicola Gelsomino


 

Mambo – storia di un ritmo che ha conquistato il mondo

descarga

MAMBO
Il mambo è un genere musicale divenuto danza che trovò le sue origini sull’isola di Cuba al principio degli anni ’30 e che raggiunse il picco del successo tra gli anni ’50 e ’70 diffondendosi nel mondo come un’ innovazione travolgente.
Il termine “mambo” è probabilmente legato al nome del Dio della guerra a cui la popolazione africana era solita dedicare rituali caratteristici. Il riferimento alla parola “mambo” era rivolto fondamentalmente a tutta la musica religiosa e spirituale il cui fine ultimo si concretizzava nella volontà sciamanica di entrare in contatto con le divinità. Si suppone che una delle tante interpretazioni del termine sia “sacerdotesse” o “coloro che parlano con Dio” evidenziando l’importanza del ruolo femminile nella comunicazione divina oltre a quello maschile dei capi tribù, concetto molto vicino alle descrizioni comuni delle pratiche voodoo.
Subito dopo la fine della schiavitù si avvertì da parte dalla popolazione liberata la necessità di dare vita ad un ballo più frenetico e dal ritmo più travolgente dato che fino a quel momento le danze erano risultate molto limitate nei movimenti ed eccessivamente ridotte in termini di spazio (poiché i piedi dei bailadores erano costretti da impietose catene).
Come evoluzione del danzon, quindi, la trasformazione del mambo si diffuse a Cuba attraverso un ritmo scandito principalmente da strumenti a percussione a cui nel tempo si aggiunsero strumenti a fiato e a corda.

images

La paternità di questo nuovo genere è stata contesa da molti artisti, in particolare il violoncellista Oreste Lopez, il quale composto un danzon gli affidò il nome “mambo” ed Arsenio Rodriguez che unì il son a musiche proprie dei rituali voodoo.

MI0001841163

Il mambo, quindi, iniziò la sua storica evoluzione soprattutto con l’introduzione del ritmo “sincopato” che rese il brano molto più coinvolgente.
L’allontanamento ritmicamente più significativo dal danzon fu decretato da Antonio Arcaño il quale introdusse il pianoforte in un già crescente panorama strumentale. Ne conseguì un graduale distacco anche dal son i cui ritmi erano decisamente troppo lenti per il “nuovo mambo”.

images
La diffusione mondiale incalzò con artisti come Celia Cruz, Tito Puente e soprattutto Perez Prado il quale veicoló la cultura musicale del mambo prima in Messico (introducendo l’organo come strumento) poi a New York dove fu “incoronato Re del Mambo” (enfatizzando le percussioni e inserendo strumenti a fiato) fino ad arrivare in Europa dove, specialmente nel periodo successivo alla fine della seconda guerra mondiale, il mambo trovò terreno fertile innescando una vera e propria “febbre mambo”.
Dal punto di vista coreografico, in un primo momento le figure erano davvero poche e soprattutto effettuate secondo linee di ballo esclusivamente “orizzontali“, successivamente il ritmo divenne troppo incalzante per garantire una gradevole armonia stilistica nel movimento, per cui le figure aumentarono numericamente e vennero inseriti passi e movenze eseguite anche in variazioni “verticali” (avanti e indietro).
Risulta di notevole importanza sottolineare la vorticosa metamorfosi del mambo avvenuta durante questi anni attraverso l’evidente contaminazione geografica e culturale. Un “mambo” che si genera a Cuba e che passando per Puerto Rico giunge a New York imbevuto di miscele ritmiche e strumentali sempre più ricche ed evolute.

download

Infatti, è proprio nei locali newyorkesi che i musicisti riscontrarono non poche difficoltà nell’ attribuire un’ etichetta comune a questo neonato e variegato mix di ritmi: nasce la “salsa“, termine coniato appunto per facilitare l’individuazione di un genere che sarà in seguito meglio noto come “salsa mambo” o “salsa New York style” e che giungerà nella luminosa e notturna Los Angeles la quale renderà la salsa un vero e proprio “spettacolo acrobatico“.

*i contenuti di questo articolo hanno carattere divulgativo ed informativo.
** i contenuti di questo articolo trovano ispirazione dall’esperienza didattica e professionale dell’autore unitamente ad una selezionata ricerca sitografica e bibliografica.

Del M° Nicola Gelsomino